sabato 24 novembre 2007

Anticaglie

Meditavo chi spremere con quel macinino dello spremiagrumi. Un bel oggetto senza dubbio, ma statico. Decisamente troppo statico. Senza fili elettrici o manovelle, un modello vecchissimo e immobile intento a guardarmi. Meditavo e niente si muoveva. Ogni utensile dell’appartamento era rapito dalla suspance creata dall’inevitabilità del fatto imminente. Spremere la mia testa o la vostra? Il succo forse sarebbe stato imbevibile, ma i pro e i contro si equilibravano maledettamente. Stavamo lì a fissarci negli occhi. Mentre passavo i polpastrelli delle dita sulle irregolarità ondulate dello spremiagrumi sentì che l’attrazione mi avrebbe vinto e distolsi lo sguardo con terrore. La mia mano sinistra afferrò il rasoio che avevo preparato sul tavolo e iniziò a radermi la nuca fino a rendere la mia testa una lucida sfera di rotondità a tratti ammaccata.
Scoppiò un applauso fragoroso nella stanza vuota. Eravate voi, eccitati della mia scelta e della mia incombente performance. Riaprì l’infantile fontanella del capo per colmarne il vuoto con la parte alta e stretta dello spremiagrumi e nel cranio nascosto incominciava il balletto dell’attrito.
La mia testa girava e girava irrorando la bacinella trasparente di misteriose fluidità azzurrine.
Tra gli applausi ancora fragorosi, ad un tratto, il telefono. Insistente.
Drizzai il capo stando ben attent a non rovesciare alcun contenuto anomalo sul pavimento. Per maggiore sicurezza infilai un tappo di plastica nella fontanella e posizionai il salvagocce all’altezza del collo. Lo spremiagrumi osservava queste operazioni con rabbiosa e umida impazienza.
Avvicinai la cornetta del telefono alle orecchie e la voce computerizzata raggiunse i miei timpani.
La pausa pranzo era finita.


Testhapehra

1 commento:

Anonimo ha detto...

avevo sottovalutato gli angoli nascosti del nostro sito